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Reggio Calabria, rischio dirottamento fondi di coesione sulla difesa. Il Sindaco Falcomatà lancia l’allarme: “La Politica di Coesione prostrata alle politiche di riarmo spinte dalla Commissione Europea”

“Dall’Europa arriva una preoccupante ‘apertura’ ai governi per reindirizzare parte dei fondi di coesione verso le nuove cinque priorità di investimento: competitività, edilizia abitativa a prezzi accessibili, resilienza idrica, transizione energetica e appunto difesa” – lo dichiara il Sindaco di Reggio Calabria e membro dell’Ufficio di Presidenza ANCI, Giuseppe Falcomatà, che aggiunge: “Il voto in Commissione REGI al Parlamento europeo, sulla richiesta del Commissario Fitto di ricorrere alla procedura d’urgenza per la revisione di medio termine dei fondi di coesione, è un grave errore, e fa registrare un’azione politica ben mirata che rischia di deprimere il principio secondo cui la politica di coesione debba utilizzare strumenti finanziari che contribuiscano a ridurre i divari territoriali, e le disparità tra le diverse aree di un Paese, nel quale la Calabria certamente rientra nelle aree cosiddette svantaggiate”.
“Inoltre – sottolinea Falcomatà – la possibilità per i governi di utilizzare risorse della Coesione, svilisce il principio dell’addizionalità della Coesione stessa rispetto ai trasferimenti ordinari; cioè, i fondi europei, non devono sostituirsi, ma aggiungersi alla spesa pubblica dei Paesi membri destinata agli stessi obiettivi, per potenziare ulteriormente gli investimenti per la crescita economica e occupazionale delle regioni e per contenere gli squilibri di sviluppo. Invece, secondo quanto presentato in Commissione REGI, la difesa rientra prepotentemente nelle cinque priorità della Coesione. Un abbaglio strategico per l’Europa, che cela il pericolo di depotenziare e sacrificare la sua principale politica di investimento per sostenere la crescita economica, la creazione di posti di lavoro, la competitività delle imprese, lo sviluppo sostenibile e la protezione dell’ambiente, sull’altare di una politica di riarmo. Perché di questo si tratta! Ed è grossolana anche la scelta di ribattezzare il piano in “Prontezza 2030”, sostituendo la più esplicita nomenclatura ‘RearmEU’”.
“Vorremmo capire – conclude la nota – cosa ne pensa la Presidente Giorgia Meloni, che su questa soluzione aveva espressamente palesato la sua contrarietà. In ballo ci sono quasi 400 miliardi di euro per l’intera Unione europea nel periodo 2021-2027, di cui oltre 42 miliardi destinati all’Italia, che dopo la Polonia è il secondo beneficiario dei fondi di Coesione. Adesso tocca al Parlamento europeo fare la propria parte, perché avranno il compito di approvare o meno, la proposta di modifica della politica di coesione. E spero lo facciano avendo bene in mente che la coesione rappresenta un pilastro costitutivo dell’Unione europea e che non può essere ‘picconato’ ogni qualvolta si presenti un’emergenza”.

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