In un silenzio carico di ascolto e consapevolezza, è stato presentato il libro “Violenza di genere. Analisi psicoanalitiche: dal trauma alla resilienza” di Manuela Meneguzzer, giovane autrice messinese che, con straordinaria lucidità e delicatezza, affronta uno dei temi più drammatici e attuali della nostra società.
Manuela pur essendo giovane ha un tratto sapiente e dotato di una profondità tipica di chi ha già attraversato con coscienza i territori fragili dell’animo umano. Formata in Scienze psicologiche e specializzanda in neuroscienze cognitive, l’autrice non si limita a raccontare: analizza, ascolta, si interroga. Non accusa, ma indaga con rispetto. Il suo è un libro che nasce non da rabbia, ma da una volontà limpida di comprensione.
Al centro del testo c’è Vittoria, una donna che affronta il peso della violenza psicologica all’interno di una relazione tossica. Attraverso la sua storia, Manuela fa emergere le dinamiche spesso invisibili dell’abuso affettivo: quelle che non lasciano lividi, ma scavano profondi solchi interiori. La scrittura diventa così uno strumento terapeutico, ma anche politico, culturale, umano.
L’ incontro si è svolto presso la sede dell’ ANPS ( associazione nazionale Polizia di Stato) ed è stato impreziosito dalla presenza del Presidente Renato Milazzo, della Dottoressa Giusi Mandraffino, Ispettore di polizia in servizio e socia Anps e da Nino Maisano, Franco Scimone anch’essi soci Anps
che hanno ribadito quanto sia importante fare rete: tra psicologia, educazione, istituzioni e giustizia. Si è parlato anche del “gesto silenzioso” – la mano aperta, poi chiusa a pugno – diventato simbolo universale di una richiesta d’aiuto discreta ma urgente. «È importante conoscerlo e sapere come reagire, perché anche un solo sguardo può salvare una vita.
La cultura non basta da sola a cambiare le cose, ma può fare moltissimo per aprire gli occhi e dare strumenti. E il libro di Manuela Meneguzzer è uno di questi strumenti: un piccolo faro acceso in una zona d’ombra dove troppo spesso regna il silenzio.
Perché, come scrive lei stessa, “una relazione emotivamente positiva aggiunge, non toglie.” E questa verità, oggi, ha più che mai bisogno di essere detta ad alta voce.