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UniMe, Boris Giuliano tra intuizioni investigative e ricerca della legalità: il ricordo in Ateneo a 46 anni dalla morte

L’Aula Magna dell’Università di Messina, stamane, ha ospitato un Convegno in ricordo di Boris Giuliano dal titolo “Intuizioni e metodi investigativi”.

In Aula, era presente il Direttore della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato (DAC), Alessandro Giuliano, figlio del Capo della Squadra Mobile di Palermo assassinato 46 anni fa da mano mafiosa.

I lavori sono stati inaugurati dai saluti della Rettrice, prof.ssa Giovanna Spatari, del Questore di Messina, Annino Gargano, del Presidente dell’Associazione Magistrati di Messina, Andrea La Spada e dell’Arcivescovo di Messina, Giovanni Accolla.

“Quello di oggi – ha detto la Rettrice – è un incontro che vuole ricordare una figura fondamentale della storia antimafia del nostro Paese e, allo stesso tempo, ribadire la virtuosa sinergia istituzionale su temi e appuntamenti connessi alla legalità. È importante che eventi come questo si svolgano all’Università, luogo di formazione civile e culturale. Il confronto odierno, oltre ad essere interdisciplinare, con il coinvolgimento della Magistratura, dell’Università, del Giornalismo e non solo, è anche intergenerazionale, con la partecipazione attiva  al dibattito di tre nostre studentesse”.

Protagonisti del dibattito – durante il quale è stato tracciato il profilo di Boris Giuliano – Antonio D’Amato, Procuratore della Repubblica, Luigi Chiara, Docente di Storia contemporanea dell’Università peloritana, Salvo Palazzolo, Giornalista de “La Repubblica” e le studentesse UniMe Cristina Scorza, Anna Sofia Scuderi e Marianna Restuccia.

“L’idea di questa iniziativa – ha aggiunto il Procuratore D’Amato – nasce dal fecondo rapporto vigente tra i diversi presidi di legalità del nostro territorio. L’Università rappresenta il tempio della formazione ed è proprio per questo che abbiamo scelto di svolgere in Ateneo questo incontro. È importante che gli studenti, ed i giovani in generale, possano approfondire le figure di coloro i quali rappresentano ancora oggi modelli esemplari da seguire. Oltre alle intuizioni investigative, che lo portarono a seguire i soldi e ad indagare sul narcotraffico e sui conti correnti, Boris Giuliano è ricordato per i suoi metodi moderni che gli hanno permesso di anticipare i tempi, di investigare oltreoceano, di comprendere che, già all’epoca, la mafia non aveva confini territoriali. Era un servitore dello Stato attento che operava anche in maniera indipendente, impegnandosi in prima persona sino alla fine”.

“Due giorni fa abbiamo ricordato la strage di Via D’Amelo – ha commentato il prof. Chiara – oggi, invece, ci soffermiamo sulla figura di Boris Giuliano, uno dei protagonisti della stagione dell’antimafia che, forse,  viene un po’ dimenticato nelle ricorrenze ufficiali e, più in generale, nelle ricostruzioni biografiche e non solo. Giuliano, per certi versi, è stato un antesignano di molte delle intuizioni che poi hanno rappresentato il metodo di lavoro per eccellenza nelle indagini successive alla sua morte. Fu uno dei primi investigatori ad occuparsi della pista del narcotraffico e del rintracciamento dei movimenti di capitale”.

“Boris Giuliano – ha dichiarato il giornalista Palazzolo – fu colui che comprese il grande affare della droga in atto tra la Sicilia e gli Stati Uniti; si tratta di una storia che non è solo passato, ma anche grande attualità a causa di nuovi accordi che la mafia sta facendo con i narcos. Già all’epoca Giuliano capì che la soglia dell’attenzione su questo tema doveva essere massima. Società civile e istituzioni, ancora oggi, devono essere vigili nell’azione di studio e contrasto ad un agire mafioso in continua evoluzione. Boris Giuliano intuì la capacità di trasformazione di una mafia che non è solo violenza ma anche affarismo e per questo divenne un martire”.

Presenti anche il Prefetto di Messina, Cosima Di Stani, e numerose autorità civili e militari.

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