Sono pochi quei registi che riescono a spaziare fra generi più disparati, soprattutto nel panorama cinematografico moderno. La maggior parte dei cineasti difatti si dedica più che altro ad un unico filone di prodotti simili (non che ci sia qualcosa di sbagliato in ciò), spesso creando qualcosa di ripetitivo. Per fortuna alcuni autori negli ultimi decenni sono riusciti ad andare oltre questo modus operandi.
Uno di quelli che fra tutti, è riuscito a distinguersi per la magnifica varietà di lavori creati è stato Paul Thomas Anderson, mente dietro ai film Il Petroliere, Magnolia e tanti altri.
Questo mese torna al cinema con il suo nuovo lungometraggio Una battaglia dopo l’altra, con un cast formidabile ed una produzione imponente, caratterizzata da un budget di oltre 130 milioni di dollari e da una stesura della sceneggiatura iniziata nei primi anni 2000. Questa pellicola infatti è tratta dal romanzo Vineland del 1990 di Thomas Pynchon, scrittore da cui PTA ha già preso ispirazione per un suo altro film, ovvero Vizio di forma, incentrato anch’esso su un suo libro. Nonostante Anderson avesse in mente la possibilità di basare un film sul romanzo di Pynchon da parecchio tempo, si è spesso trovato in difficoltà, scrivendo solo delle parti distaccate e temendo di non portare sul grande schermo un prodotto al livello dell’originale.
Per fortuna negli anni, la sceneggiatura dell’adattamento si è sempre più concretizzata, anche se sono state fatte delle modifiche all’opera iniziale: la trama ad esempio, è vista con uno sguardo più contemporaneo, con varie aggiunte che portano l’azione ai giorni nostri, e poi, non vi è solamente la descrizione di un mondo americano caratterizzato da rivoluzionari, ad arricchire la storia è il rapporto familiare padre-figlia fra i 2 protagonisti.
Per quanto riguarda gli attori presenti nella pellicola vi sono Leonardo DiCaprio, per la prima volta in collaborazione con il regista, che interpreta il protagonista rivoluzionario Pat, uomo nevrotico, con un look simile al Drugo de Il grande Lebowski ed un’ interpretazione che ricorda una fusione fra quelle dell’attore in Shutter Island e Prova a prendermi. Poi Teyana Taylor nel ruolo della ribelle Perfidia, la bravissima (e giovanissima) Chase Infiniti nei panni della figlia di DiCaprio Willa, ed un Benicio del Toro fuori dal comune che interpreta un singolare sensei anarchico.
Fra tutti gli attori presenti nel cast però, quello che spicca e che rimane più impresso dopo la visione è Sean Penn, tornato alla ribalta dopo circa un decennio di ruoli secondari insignificanti, che intrepreta il disgustoso colonnello Steven J. Lockjaw. Una figura che si presenta talvolta in modo patetico, talvolta in maniera traumatizzante lasciando lo spettatore incollato alla sedia, o nelle scene finali del film, addirittura in modo comico o quasi penoso.
L’aspetto che senza dubbio è più da lodare della pellicola è la regia di Paul Thomas Anderson, frenetica ed instancabile, accompagnata dall’eccellente colonna sonora di Jonny Greenwood (chitarrista dei Radiohead), ancora una volta in collaborazione con il regista dopo tanti successi, che presenta una serie di melodie pronte ad accompagnare la macchina da presa nei momenti più disparati, lasciando esterrefatti ed immobili.
Questo insieme di particolari porta ad una pellicola davvero eccezionale, che sicuramente verrà ricordata negli anni come una delle migliori del regista, non solo per ogni aspetto di cui abbiamo già discusso, ma anche per il momento storico in cui è stata proposta, ossia un periodo caratterizzato da conflitti e da tanta “voglia di rivoluzione”. Un ultimo elemento che possiamo trattare riguarda la possibilità di future vincite della pellicola agli Oscar, che sicuramente avrà grandi possibilità per questa cerimonia e per le altre premiazioni di quest’anno. Sicuramente Leonardo DiCaprio verrà candidato all’Oscar per il miglior attore, anche se non vincerà alcunché, dato che quest’anno si sfiderà con attori quali Daniel Day-Lewis (tornato dopo 8 anni dal ritiro con il film Anemone) e Dwayne Johnson, per la prima volta in un ruolo drammatico nella pellicola The Smashing Machine. Avranno delle nomination anche gli aspetti tecnici del film, dal montaggio eccezionale alla fotografia curata dal regista.
Fra tutto ciò che dovrebbe essere più da premiare senza dubbio è la regia di Anderson, che finalmente dopo 27 anni dalla sua prima candidatura potrebbe vincere il suo primo Oscar come migliore regista; questo vale anche per la colonna sonora di Greenwood, che sicuramente avrà grandi possibilità, e chi lo sa, magari ci potrebbe essere una vittoria come attore non protagonista di Sean Penn, che in caso vincerebbe il suo terzo Oscar.
Ad oggi si possono solamente fare delle banali supposizioni, ma chi lo sa, alla prossima cerimonia degli Oscar la pellicola potrebbe addirittura essere premiata con la statuetta per il miglior film, facendo entrare il regista una volta per tutte nell’Olimpo dei cineasti moderni.
